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L’ammasso vivente più grande mai esistito
In un antico scheletro sono state trovate le prove della presenza di un cancro
La nuova scoperta suggerisce che questa malattia ha le sue radici in un lontano passato. I dettagli dello scheletro sono stati pubblicati sulla rivista PLOS ONE. Lo scheletro è stato scoperto da Michaela Binder, una dottoranda presso l’Università di Durham che ha detto che il ritrovamento è di “importanza fondamentale per conoscere le cause del cancro nelle popolazioni antiche, prima della comparsa dei moderni stili di vita“.
Il cancro viene considerato una malattia moderna, causato dal fumo, da stili di vita insalubri e dallo stress della vita di ogni giorno. La scoperta della Binder suggerisce che la malattia era presente già migliaia di anni fa.
“Sono rimasta sorpresa di vedere un cancro in un individuo vissuto in tempi
“Noi non sappiamo
ancora molto sul cancro. Sono stati trovati solo pochi esempi di questa malattia nel lontano passato.“ Il ritrovamento della Binder è di particolare interesse perché è di 2.000 anni più antico del ritrovamento confermato precedente.Malattia in evoluzione
Quando ha portato alla luce lo scheletro la Binder ha scoperto che le ossa erano crivellate di buchi.
Ha lavorato con Daniel Antoine, curatore del British Museum, che è responsabile per i resti umani del museo. “E’ stato molto eccitante lavorare con uno scheletro così ben conservato“, ha detto a BBC News il dott. Antoine. “I segni sulle ossa erano molto chiari e la nostra analisi ha dimostrato che vi erano serie prove che il giovane soffrisse di un qualche tipo di cancro.”
La scoperta sarà di grande interesse per i ricercatori medici, secondo il dottor Kat Arney del Cancer Research in Inghilterra.
“Se potremo analizzare il DNA dello scheletro, potrebbe raccontarci qualcosa sulle mutazioni genetiche che hanno reso [questa persona] sensibile a questo tipo di cancro. Ciò potrebbe far luce sull’evoluzione della malattia, insieme con l’evoluzione del genere umano.“
Ci sono stati alcuni accenni precedenti alla malattia nella documentazione archeologica.
L’anno scorso, un ricercatore statunitense ha pubblicato i dettagli dell’analisi di una costola
Ci sono stati altri ritrovamenti, di circa 4.000 anni fa, che mostrano alcuni segni simili. Ma senza uno scheletro completo per mostrare la diffusione della malattia, è difficile confermare che questi esemplari avessero veramente il cancro.
Il genoma rivela come si sono evoluti i gatti per sopportare gli umani.
Un nuovo studio ripercorre i cambiamenti genetici che portano i gatti a raggomitolarsi sulle nostre ginocchia e a pretendere le coccole degli esseri umani e a fare le fusa per ringraziare. Molti dei cambiamenti hanno modificato la motivazione del gatto per cercare ricompense ed hanno diminuito la loro paura di fronte a nuove situazioni, ha detto il co-autore della ricerca Wesley Warren, genetista presso il Genome Institute, presso la Scuola di Medicina dell’Università di Washington a St. Louis.
I gatti e gli esseri umani si conoscono da sempre: alcuni studi suggeriscono che i gatti sono stati addomesticati circa 9.000 anni fa nel Vicino Oriente, mentre altri fanno risalire l’addomesticamento felino alla Cina di circa 5.000 anni fa. Per svelare i misteri dell’addomesticazione del gatto, gli scienziati hanno sequenziato il genoma di un gatto abissino chiamato Cannella nel 2007. Ma l’analisi non era completa.
Warren e i suoi colleghi hanno fatto una seconda sequenza del genoma di Cannella, confrontandolo con i genomi di diversi altri gatti domestici e di due specie di gatto selvatico, e poi li hanno confrontati con i genomi della tigre, del cane e di molti altri animali.
Nei gatti domestici, i geni legati alla motivazione e alla paura hanno affrontato una forte pressione evolutiva nel corso della storia, portando i gatti ad essere meno timidi e più motivati dalle ricompense.
I cani hanno molte più copie di geni per i recettori olfattivi rispetto ai gatti, il che spiega probabilmente la superiorità del senso dell’olfatto nei cani. D’altra parte, i geni per la visione notturna e per l’acutezza uditiva nei felini sono stati sotto forte pressione selettiva – il che può spiegare perché i felini sono cacciatori così esperti, ha precisato Warren.
I risultati contribuiranno a sostenere alcuni dei cambiamenti biologici associati alla domesticazione nei gatti.
“Lo studio è vasto, soprattutto quando si tratterà di definire i cambiamenti nel genoma che hanno portato all’addomesticamento, o più correttamente, all’adeguamento degli antenati dei gatti domestici, che ha permesso loro di consorziarsi con gli esseri umani, e quindi ottenere sia la protezione dai predatori che un ampia provvista alimentare (roditori).” Ha concluso Niels Pedersen, ricercatore veterinaria presso l’Università della California a Davisy, in una e-mail.
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E’ stata scoperta, per caso, una nuova classe di polimeri
García, scienziata presso l’IBM Research-Almaden, chiese l’aiuto di diversi colleghi per risolvere il puzzle. Hanno così scoperto di aver trovato una nuova famiglia di polimeri termoindurenti, eccezionalmente forti, che possono essere utilizzati in prodotti che vanno dagli smartphone alle ali degli aerei. I materiali termoindurenti rappresentano circa un terzo dei polimeri globali prodotti ogni anno, ma sono difficili da riciclare. Il nuovo materiale scoperto dalla García, soprannominato Titan, è il primo termoindurente riciclabile, industriale mai scoperto.
A differenza dei termoindurenti convenzionali, che praticamente si rifiutano di essere riplasmati, il nuovo polimero può essere riciclato tramite una reazione chimica. García ed i suoi colleghi hanno riportato la loro scoperta sul numero di maggio di Science.
Per la domanda globale di materiali plastici di lunga durata, riciclabili, è previsto un aumento di richiesta a breve. Entro il 2015, per esempio, sia l’Europa che il Giappone richiederanno che il 95 per cento delle parti delle automobili prodotte siano riciclabili. “Questo è un perfetto esempio di come questo materiale potrebbe funzionare per questo“, dice la Garcia. Ma lei crede che il nuovo termoindurente potrebbe anche eventualmente essere usato in una gamma di rivestimenti anticorrosivi e antimicrobici, per la somministrazione mirata di farmaci, per adesivi, per le stampe 3-D, la depurazione delle acque, tra gli altri.
Titan è nato, inoltre, con un bonus. García ed i suoi colleghi hanno scoperto una seconda forma del materiale, auto-riparante, una sostanza gelatinosa che hanno chiamano Hydro, e che si genera a temperature più basse. “Se lo si taglia a metà e poi lo si rimette insieme, si forma istantaneamente un legame“, dice Garcia. Potrebbe essere usato come adesivo, nota, o come una vernice autorigenerante. Altri composti correlati potrebbero nascere in seguito. «Non è solo la scoperta di un nuovo polimero, ma la scoperta di una nuova reazione di formazione dei polimeri.“, dice García.
Trovato un fossile di un antico parigino
Le ossa del braccio sinistro risalgono a 200.000 anni fa circa, e sembrano essere di Neanderthal – i ricercatori inoltre sostengono che senza il ritrovamento di altri fossili, è impossibile fare una descrizione completa del soggetto.
C’è poco materiale relativo al’epoca dei Neanderthal nel nord-ovest Europa.
“Questi sono i più antichi fossili trovati nei pressi di Parigi, è il più antico abitante di Parigi mai ritrovato, se si vuole,” disse Bruno Maureille.
L’antropologo ed i suoi colleghi riportano la scoperta sulla rivista “Plos One“.
Gli scienziati hanno fatto la loro scoperta a Tourville–la-Rivière, situata a circa 100 chilometri dalla capitale francese.
Non molto si può dire dell’individuo perché è rappresentato solamente da tre ossa lunghe del braccio – l’omero, ulna e radio.
La loro robustezza sostiene l’interpretazione secondo la quale apparterrebero ad un uomo di Neanderthal, dice il team, e potrebbero essere di un giovane o di un giovane adulto.
Un particolare interessante è la presenza di un particolare in rilievo, o cresta, sull’osso superiore del braccio che può essere il risultato di un danno muscolare alla spalla.
Il team ipotizza nell’articolo che il soggetto potrebbe essere rimasto danneggiato lanciando ripetutamente qualcosa.
La cicatrizzazione è molto simile a quella che è stata documentata in lanciatori professionisti.
“Abbiamo una particolare morfologia dell’omero dove abbiamo riscontrato la cresta, e questo è molto importante, ed è probabilmente legato ad un movimento specifico – un movimento che è stato ripetuto in modo sistematico da questo individuo,” ha detto il Dott. Maureille alla BBC.
“A destra di quel punto, si ha traccia di possibili micro–traumi, che potrebbero essere connessi ad un movimento molto difficile, che ha creato questo strano rilievo.”
Quale potesse essere stato questo movimento ripetitivo è un dibattito ancora aperto.
“Se le prove per il forte sviluppo della regione deltoide sull’omero è stato correttamente interpretato, questo potrebbe fornire un indizio importante sul fatto che le lance con propulsore erano già in uso in Europa circa 200.000 anni fa, un fatto che molti esperti hanno messo in dubbio“, ha commentato Chris Stringer dal Museo di Storia naturale di Londra.
“C’è stata finora l’opinione diffusa che gli uomini di Neanderthal e gli esseri umani più arcaici dipendessero dalle lance, utilizzate per la pericolosa caccia a distanza ravvicinata, e che solo l’uomo moderno abbia perfezionato il propulsore. Questo punto di vista ora potrebbe essere messo in discussione.”
Una possibile spiegazione alternativa alla lesione risontrata potrebbe essere lo sfregamento ripetitivo delle pelli animali per ammorbidirle.
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Il cetriolo di mare che mangia con l’ano
La maggior parte dei bambini della scuola materna vi possono dire che un animale mangia con la bocca e non con il sedere.
Una specie di cetrioli di mare, però, non sembra avere ricevuto il promemoria: gli scienziati hanno scoperto che il Cetriolo di mare gigante della California (Parastichopus californicus) in realtà usa il suo ano come una seconda bocca.
Poiché non hanno polmoni, i cetrioli di mare possono contare sugli alberi respiratori, una serie di lunghi tubi che scende ai lati del corpo, con un sacco di ramificazioni diverse. Quello di P. californicus ha la forma di un tubo cavo, con la bocca ad una estremità ed l’ano all’altra.
Gli alberi respiratori ricevono ossigeno quando l’acqua viene pompata attraverso l’ano utilizzando i muscoli della cloaca, un’apertura che si trova al termine del tratto intestinale. (Guardate il video di un cetriolo di mare che combatte con le budella, letteralmente.)
L’animale, di 50 centimetri di lunghezza se la cava bene: può pompare da 3,5 a 4 tazze di acqua all’ora attraverso il suo ano, trasferendo così l’ossigeno dall’acqua nei suoi alberi respiratori, che poi ossigenano le sue cellule.
L’enorme quantità di acqua che scorre nel suo ano ha portato due biologi degli invertebrati a pensarese che dato che P. californicus setaccia il plancton e altre piccole particelle dall’acqua con i suoi tentacoli, potrebbe fare qualcosa di simile con il suo ano?
Anche se “un animale non dovrebbe ingerire cibo attraverso il suo ano“, come William Jaeckle e Richard Strathmann notano all’inizio del loro studio, nel numero di marzo di Invertebrate Biology, si scopre che la risposta è sì.
Ano multiuso.
Il loro primo indizio che l’ano del cetriolo di mare stava svolgendo una tripla funzione proveniva da una struttura chiamata rete mirabile, un insieme di vasi sanguigni che collegano gli alberi respiratori del cetriolo del mare con il suo intestino.
Inizialmente, Jaeckle, della Illinois Wesleyan University, e Strathmann, dell’Università di Washington, hanno pensato che la rete mirabile fosse utilizzata per trasferire l’ossigeno dagli alberi respiratori all’intestino. Ma se P. californicus ottenesse alimenti tramite il suo ano, sarebbe probabilmente che utilizzi la rete mirabile per trasferire il cibo verso l’intestino.
Per testare la loro idea, il team ha nutrito parecchi cetrioli di mare con alghe leggermente radioattive, che contenevano anche particelle di ferro. Il ferro e la radioattività si sono dimostrati un modo semplice per rintracciare il cibo mentre viaggiava attraverso il corpo del cetriolo di mare. Per esempio, le zone del corpo con la più alta concentrazione di radioattività avrebbero fornito indizi su quali orifizi l’animale stava usando per mangiare.
Non a caso, i risultati hanno dimostrato che i cetrioli di mare mangiato le alghe, che poi viaggiano attraverso il loro intestino, attraverso le loro bocche reali.
Tuttavia, i ricercatori hanno anche trovato un alto livello di radioattività quando guardavano la rete mirabile. L’unico motivo per cui quei vasi sanguigni potrebbero avere avuto una così alta concentrazione di radioattività è perchè l’animale stava trasferendo cibo dagli alberi respiratori all’intestino attraverso la rete mirabile.
Creature che si cibano dal retro.
Quando gli scienziati hanno esaminato campioni di tessuto dal cetriolo di mare al microscopio, hanno trovato molti indizi che P. californicus stava usando il suo ano come una seconda bocca: hanno trovato piccoli pezzi di alghe e di ferro tra gli alberi respiratori vicino all’ano.
Inoltre, gli alberi respiratori del cetriolo del mare avevano piccole sporgenze simili a dita note come microvilli che si trovano normalmente nell’intestino ed aiutano nell’assorbimento dei nutrienti. Questo ha anche indicato che P. californicus stava assorbendo cibo utilizzando il suo ano e gli alberi respiratori.
Gli autori concludono che, sebbene abbiano le prove di un’alimentazione bipolare – il termine più formale e cortese per descrivere l’abitudine di magiare con il sedere – in una specie di cetrioli di mare, molte altre specie sembrano suscettibili di utilizzare questo metodo di alimentazione.
La conclusione? Mangiare con il sedere può non essere poi così insolito.